Come sara’ l’economia nel dopo Coronavirus? Biodiversita’ e sostenibilita’ vengono sponsorizzate perfino durante la crisi, ma perche’? Quali sono le alternative pratiche per le aziende?
DOPO LA CRISI CORONAVIRUS: ECONOMIA OD IDEOLOGIA?
Verso Societa’ 5.0 od il Medioevo?
Molti si chiedono come sara’ il mondo del dopo Coronavirus: economia ed aziende, che strada prenderanno? In realta’, una fazione ideologica ha colto l’occasione per riproporre – con estrema forza – il modello pauperista basato su biodiversita’ e sostenibilita’.

Il dogma: la dea Biodiversita’
Il video emozionale – di un programma ONU – che avete visto all’inizio dell’articolo sembrerebbe ascrivere la colpa del Covid-19 al cambiamento climatico ed alla perdita di biodiversita’. Non staro’ qui a puntualizzare quanto poco scientifiche siano queste posizioni – come altre enunciate nel video. Voglio solo fare notare:
- Quanto mainstream siano diventate teorie – estremamente “pericolose” per il sistema produttivo – lontane anni luce dal metodo scientifico
- Un fatto molto semplice: i partigiani di tali dogmi stanno “cavalcando” l’epidemia di Coronavirus per imporre il loro modello economico e sociale.

Il dopo-Coronavirus
In un articolo – Come sara’ il Mondo dopo il Coronavirus? Il Futuro delle Aziende – ho trattato a fondo la materia dal punto di vista geopolitico, economico ed aziendale. Ne consiglio caldamente la lettura.
Vorrei inoltre fare presente che le proposte per una cosiddetta economia sostenibile non sono altro che un ritorno ad un lontano passato – ad un mondo pauperista e dominato da dogmi ed ideologie.
Invece di cercare di dare una risposta alle sfide del futuro con la tecnologia come fatto per secoli, gli ecologisti radicali vorrebbero tornare ad una sorta di societa’ medioevale rivisitata in senso urbano.
D’altra parte, irrazionalita’, emozionalita’ ed ideologia permeano proposte come Agenda 21 e lo European Green Deal.
Tuttavia, ci sono altre possibilita’. Un esempio di risposta razionale alle sfide del futuro e’ costituito dal Progetto Societa’ 5.0.

Quali proposte per il dopo Coronavirus?
Questo e’ un articolo in due parti:
- In questa prima parte analizzo principalmente la proposta – in realta’ molto manu militari – incentrata sulla sostenibilita’ e sulla biodiversita’. In poche parole: la proposta ambientalista radicale che trova il favore di media e decisori a tutti i livelli
- Nella seconda parte – Crisi Covid-19: le Soluzioni Pratiche Amiche delle Aziende – analizzo le alternative alle mitiche proposte sostenibili.

Gli obiettivi della prima parte:
- Vedere come si stanno muovendo i partigiani della mitica biodiversita’
- Analizzare il mondo ed il modello economico voluti – oggi come prima della crisi Coronavirus – dai sostenitori del cambiamento climatico catastrofico e dovuto all’attivita’ umana.

Ed ecco gli obiettivi della seconda parte:
- Mettere a confronto il modello sostenibile con quello di un’economia che punti sulle aziende, anziche’ sull’ideologia
- Sottolineare come il Progetto Societa’ 5.0 ed il Progetto Fenice – per le aziende del dopo epidemia – intendano battersi anche per un sano sistema economico che garantisca un futuro alle imprese. Anche se lo scopo di Fenice e’ comunque garantire la sopravvivenza delle aziende – qualunque cosa accada – e’ ovvio che il modello economico alla Greta ridurra’ gravemente le possibilita’ di recupero per le imprese nel dopo epidemia.
Come potete vedere, ci sono piu’ proposte per il dopo Coronavirus. Ma che dicono l’economia e le aziende?

CORONAVIRUS E BIODIVERSITA’
Prima della crisi Covid-19
La campagna per un mondo radicalmente diverso
E’ ben nota la campagna a tutti i livelli per imporre il modello degli eco-radicali e di Greta – che possiamo definire l’arma di propaganda di massa del movimento.
La campagna in questione sostiene – peraltro discostandosi dal metodo scientifico – alcuni concetti ideologici:
- Il cambiamento climatico dovuto all’uomo, ed in particolare alla CO2
- La necessita’ assoluta di biodiversita’
- Un mondo – anche economico – dominato dalla sostenibilita’ e fondamentalmente pauperista.
Se volessimo vare un riassunto operativo, potremmo dire che mentre le aziende investono in Industria 4.0, gli ambientalisti radicali vogliono porre fine ai mondi industriale ed agricolo tradizionale.

L’ordine di battaglia delle armate della sostenibilita’
Le forze in campo comprendevano – e comprendono – direttamente od indirettamente, elementi estremamente influenti:
- ONU, anche con Agenda 21 ed agenda 2030. Per questi aspetti – oltre a sostenibilita’ e Coronavirus – trovi vari link sulla pagina dedicata ai podcast
- Unione Europea, con lo European New Deal
- Parecchi governi, soprattutto occidentali
- Miriadi di ONG, fondazioni, gruppi di pressione, ecc.
- In generale, i sostenitori del globalismo e della cosiddetta solidarieta’ – in questa accezione, un concetto lontano anni luce dall’imprenditoria
- La gran parte dei media e chiunque abbia fatto della sostenibilita’ una religione di fatto.

Per chi va di fretta
Chi non e’ interessato ai dettagli – peraltro estremamente importanti – puo’:
- Dare una scorsa alle citazioni dei capitoli e paragrafi che seguono
- Leggere le parti scritte da me, fino all’inizio del capitolo Ecomomia ed il dopo Coronavirus.

Contagio, Coronavirus e biodiversita’
Gli ecologisti radicali – incluso il mainstream politico e mediatico – si sono mossi quasi subito: hanno cominciato a ”cavalcare” la crisi innescata dall’epidemia.
Vediamo alcuni esempi, anche eccellenti, di cio’ – incluso un articolo pubblicato sul Financial Times.
Fate attenzione alle date.

Financial Times: Zurich Insurance Group, malattie, cambiamento climatico, biodiversita’ e la presunta miracolosita’ di quest’ultima
Faccio riferimento all’articolo Biodiversity and Preparedness for Pandemics, ‘Paid post by Zurich Insurance Group’.
L’articolo non riporta date visibili.
Tuttavia, l’articolo si trova anche sul sito di Zurich – uno dei colossi mondiali – con la data del 3 marzo 2020.
Non penso che il Financial Times pubblicherebbe un articolo – anche a pagamento – se non lo ritenesse degno di cio’.
Torniamo al Financial Times, ed in particolare al sotto-titolo dell’articolo:
There are a number of trends that have led to increasing frequency of disease outbreaks, but it is the links to climate change and biodiversity that are most striking.
Nell’articolo si sottolineano i legami – in realta’ ipotesi – delle malattie con il cambiamento climatico e la biodiversita’.
Sempre dall’articolo citato:
Innovative technologies are critical in the search for new vaccines. Technologies such as gene-encoded antibodies that create “factories” in our bodies to make antibodies against specific pathogens. Or monoclonal antibodies (mAbs), typically used to treat existing disease, but which can also prevent infection are two promising areas of research. Successful drug development is not always about advanced synthetic biology, there is also a link to nature-based solutions and biodiversity as researchers are increasingly “reverting to nature” to look for new therapeutic options. An estimated. 50,000 to 70,000 plant species are harvested for traditional or modern medicine and around 50% of modern drugs have been developed from natural products that are threatened by biodiversity loss.
Notate come la biodiversita’ sembri essere indicata addirittura come ”fonte” di vaccini e/o farmaci. Ancora una volta, si tratta di asserzioni puramente generiche – lontane anni luce dal metodo scientifico.
Per completezza, ecco il link all’articolo sul sito Zurich: https://www.zurich.com/en/knowledge/topics/global-risks/coronavirus-biodiversity-preparedness-for-pandemics.

La Repubblica: le polveri sottili hanno aperto la strada al contagio da Coronavirus
Mi riferisco all’articolo Coronavirus: l’inquinamento ha aperto la strada alla diffusione dell’infezione.
L’articolo e’ stato pubblicato il 17 marzo 2020.
Alcune parti dell’articolo:
- POLVERI SOTTILI COME VETTORI del Coronavirus. Potrebbe essere questa la ragione per cui il virus ha viaggiato più veloce in Pianura Padana. Lo sostiene un gruppo di ricercatori che ha esaminato i dati pubblicati sui siti delle Arpa, le Agenzie regionali per la protezione ambientale, confrontandoli con i casi ufficiali di contagio riportati sul sito della Protezione Civile
- Inoltre, il particolato atmosferico costituisce un substrato che può permettere al virus di rimanere nell’aria in condizioni vitali per un certo tempo, nell’ordine di ore o giorni.
Penso che non ci sia molto da dire, se non che:
- La Repubblica e’ il piu’ diffuso ed influente quotidiano italiano
- Ancora una volta, siamo in presenza asserzioni totalmente generiche – oltre che difficilmente condivisibili
- Personalmente, leggendo simili tesi penso alla teoria dei ‘miasmi’ del 1800. In quel caso, una semplice tesi e’ stata presa come la verita’ rivelata – cosa che non era assolutamente. A me viene da fare un paragone storico.

Greenpeace: pandemia Covid-19, inquinamento, sostenibilita’, eliminazione dei combustibili fossili
Mi riferisco all’articolo Inquinamento dell’aria e pandemia da Covid-19: che relazione c’e’?
L’articolo e’ stato pubblicato il 20 marzo 2020.
Alcune parti dell’articolo:
- È stata anche sollevata, da più parti, l’ipotesi che l’inquinamento dell’aria possa agire tanto come vettore dell’infezione quanto come fattore peggiorativo dell’impatto sanitario della pandemia in corso. Per quanto sia ancora presto per giungere a conclusioni generali, è bene iniziare a fare chiarezza su un altro aspetto, molto importante, della relazione tra epidemie virali e ambiente
- Dunque, pur senza una “prova” epidemiologica che possa correlare direttamente (e quantitativamente) la severità dell’impatto della pandemia con la (pessima) qualità dell’aria, cosa comunque rilevata nel caso cinese sopra citato, è però possibile affermare con certezza che la popolazione in pianura padana è più di altre cronicamente esposta a elevati livelli di inquinamento dell’aria e dunque alle conseguenze che ne derivano. E che, quindi, questo può essere uno dei co-fattori che plausibilmente aggravano la severità dell’impatto di una pandemia che attacca il sistema respiratorio
- Come Greenpeace abbiamo dunque un motivo in più per continuare con ancora maggiore convinzione le nostre campagne per promuovere una mobilità sostenibile, uscire dall’era dei combustibili fossili, fermare i diesel, ridurre la produzione degli allevamenti intensivi, tutte importanti sorgenti di particolato primario o secondario.
Anche in questo caso, e’ evidente dallo stesso articolo che si tratta di ipotesi e posizioni ideologiche.
Inoltre, ritorna ancora una volta con forza l’opposizione agli allevamenti intensivi – leggi quella branca dell’agricoltura chiamata zootecnia che:
- Fornisce carne a miriadi di persone. Per inciso, a sentire molti della fazione eco-radicale la carne sembra quasi diventata “il diavolo”
- Costituisce notevole fonte di entrate per tante imprese agricole e meccaniche – ed in generale per tutto l’enorme indotto.

Greenpeace: dopo la crisi Coronavirus, cambiare il modello economico e non investire nelle industrie
L’influenza mondiale di Greenpeace – a qualsiasi livello, anche di ONU – e’ innegabile. Se la ONG sostiene un’idea, non ci possono essere dubbi che e’ ben piu’ di una proposta.
Faccio riferimento all’articolo Dopo il Coronavirus: pensiamo una riforma verde per il Pianeta e per l’economia, peraltro ripreso da altra fonte. L’articolo e’ stato pubblicato il 25 marzo 2020.
Ecco qua:
La connessione tra pandemie e distruzione della biodiversità è stata esplorata in diversi studi e è riconosciuta da numerosi esperti: non c’è dubbio che la particolare severità con cui la pandemia sta colpendo certe zone del Paese – come in pianura padana – sia connessa anche alle condizioni strutturali di forte inquinamento della qualità dell’aria.
Ebbene, quanto dato per sicuro su pandemia, biodiversita’ ed inquinamento e’ ideologia e/o dogma. Del resto, perfino nell’articolo e’ scritto – peraltro in forma molto generica – ‘… è stata esplorata in diversi studi e è riconosciuta da numerosi esperti …’
Non credo che quanto segue abbia bisogno di commenti:
L’attuale crisi è un campanello d’allarme per il nostro dovere di proteggere le persone e il Pianeta. Per questo è necessario che l’Europa punti a ridurre di almeno il 65% le emissioni di CO2 al 2030 – in linea con le più recenti conoscenze scientifiche – e ad arrestare la perdita di biodiversità.
Infine :
In parole povere, va cambiato il paradigma: bisognerà investire nelle persone, non nelle industrie.
Al di la’ dell’evidente posizione contro il mondo produttivo dell’industria, e’ chiaramente enunciato l’obiettivo: cambiare il paradigma – chiaramente economico.

The Conversation: Coronavirus e biodiversita’ sono strettamenti connessi
Prendiamo l’articolo Coronavirus is a wake-up call: our war with the environment is leading to pandemics.
L’articolo e’ stato pubblicato il 30 marzo 2020 ed e’ apparso tra i primi risultati di una ricerca Google. Questo dice moltissime cose.
The Conversation ha inoltre meritato un approfondimento, cui dedico un intero capitolo: il prossimo.
Ecco cosa scrive The Conversation:
- They might sound unrelated, but the COVID-19 crisis and the climate and biodiversity crises are deeply connected.
- What’s more, human-caused climate change is making this worse. Along with habitat loss, shifting climate zones are causing wildlife to migrate to new places, where they interact with other species they haven’t previously encountered. This increases the risk of new diseases emerging. COVID-19 is just the latest new infectious disease arising from our collision with nature.
Asserire che la crisi Covid-19, il clima e la biodiversita’ sono profondamente correlati? Che il cambiamento di clima – oviamente causato dall’uomo – peggiora la situazione?
Tutto cio’ mi sembra molto poco scientifico.

UN’ANALISI DI THE CONVERSATION CHE VA OLTRE L’EMERGENZA CORONAVIRUS
The Conversation e le fake news: fact checking
Ecco cosa scrive di questo sito Wikipedia – che per inciso viene utilizzata da Google come fonte affidabile ed una specie di baseline per le notizie:
- Each edition of The Conversation is an independent not-for-profit or charity funded by its university members, government and other grant awarding bodies, corporate partners and reader donations.
- Membership grew to more than 80 universities in the UK and Europe, including Cambridge, Oxford and Trinity College Dublin. By 2019 it had published 24,000 articles written by 14,000 academics. In April 2018, it appointed former BBC and AP executive Chris Waiting as its new CEO
- In 2016, The Conversation’s FactCheck unit became the first fact-checking team in Australia and one of only two worldwide accredited by the International Fact-Checking Network, which is an alliance of fact-checkers hosted at the Poynter Institute in the U.S. The only other fact-checking team accredited under this process is The Washington Post‘s Fact Checker.

Il Poynter Institute
Chi e’ costui?
Incuriosito da quanto appena visto, ho cliccato sul link Wikipedia del Poynter Institute:
- In 2017, the Poynter Institute received $1.3 million from the Omidyar Network and the Open Society Foundations in order to support new projects in three main areas: fact-checking technology, impact tracking, and financial awards through innovation grants and crowdfunding matches
- In 2015, the institute launched the International Fact-Checking Network (IFCN), which sets a code of ethics for fact-checking organizations. The IFCN reviews fact-checkers for compliance with its code, and issues a certification to publishers who pass the audit. The certification lasts for one year, and fact-checkers must be re-examined annually to retain their certifications. Google, Facebook, and other technology companies use the IFCN’s certification to vet publishers for fact-checking contracts.
Aggiungo una nota per chi non segue le vicende internazionali: la Open Society Foundations – precedentemente conosciuta come Open Society Institute – e’ stata fondata da George Soros.

Una ricerca Google
La ricerca sul Poynter Institute ha dato prodotto questo articolo: Soros-backed journalism institute pulls list labeling 29 conservative outlets ‘UnNews’.
Dall’articolo, del 3 maggio 2019:
- A journalism nonprofit that recently named LifeSiteNews and numerous other mainstream, right-of-center websites as “unreliable” has apologized after days of public backlash, pledging to scrap their old criteria for more rigorous methodology. The Poynter Institute, which trains writers and reporters, recently started the International Fact-Checking Network with a “UnNews” report purporting to identify “unreliable news websites.” But thanks in part to input by the notoriously anti-conservative Southern Poverty Law Center (SPLC), the lists also identified numerous mainstream conservative websites as “UnNews,” including LifeSiteNews, Live Action, the Daily Caller, CNS News, the Daily Wire, PJ Media, The Blaze, and more
- Fox News reports that over the past week, Poynter responded to condemnation of the list first by removing websites like the Washington Examiner and FirstPost, then on Thursday pulling the list entirely
- Yet concerns will likely remain over whatever revised list Poynter eventually releases, given that the fact-checking project was financed by the Open Society Foundations and Omidyar Network, which are owned by far-left activist billionaires George Soros and Pierre Omidyar, respectively.

Per completezza: un articolo di The Conversation
Per capire meglio The Conversation, ecco un articolo tra i piu’ recenti del sito: Why pandemics are the perfect environment for conspiracy theories to flourish.
L’articolo e’ del 6 aprile 2020.
Ecco alcune delle cose che vi sono scritte:
- A bioengineered virus, a genetic mutation induced by 5G technology, a big pharma conspiracy, a plot single-handedly masterminded by Bill Gates or Georges Soros. Since the beginning of the coronavirus pandemic, conspiracy theories have spread like the virus itself
- We are living through such a cultural apocalypse today, as it becomes increasingly clear that the world as we know it is fast becoming a thing of the past and that whatever lies ahead will be utterly different.
- The political culture of the past 50 years has failed to offer the vast majority of people a sense of their own worthiness and to protect them against the existential risk of losing their livelihoods – indeed, their world. The current pandemic pushes us into the terminal phase of this crisis.
Ci sono molti spunti interessanti, dagli elementi citati proprio all’inizio dell’articolo, alla penultima frase: The current pandemic pushes us into the terminal phase of this crisis.
E’ evidente che, sentire l’articolo, la pandemia di Coronavirus e’ solo cio’ che ‘… ci spinge nella fase terminale di questa crisi …’.

ECONOMIA ED IL DOPO CORONAVIRUS
Il mondo della sostenibilita’: traduzione
Abbiamo visto come si stanno nuovendo i partigiani della sostenibilita’ gia’ durante la crisi Coronavirus. E’ evidente che – al di la’ di cercare di cavalcare l’emergenza – non fanno altro che continuare a proporre le soluzioni di sempre.
Ho parlato delle azioni future degli eco-radicali nel gia’ citato Come sara’ il Mondo dopo il Coronavirus? Il Futuro delle Aziende, ed in particolare nel capitolo Un nuovo sistema economico.
Per inciso, il mio articolo e’ del 16 marzo 2020, ovvero precedente quasi tutti gli articoli citati prima. Fa sempre piacere fare delle previsioni azzeccate.

La mitica economia sostenibile
Riassumo alcuni di quelli che mi sembrano gli obiettivi evidenti del movimento ambientalista radicale – ricordo ancora una volta che non e’ certamente di nicchia, semmai il viceversa:
- Un sistema economico pauperista e quasi totalmente urbanizzato
- Abolizione di ogni fonte di energia derivante dai combustibili fossili
- La biodiversita’ prima di tutto
- Azioni radicali per fermare il cambiamento climatico dovuto alla presunta attivita’ umana, ed in particolare alla CO2
- Vincoli strettissimi alle attivita’ dell’agricoltura, vista come principale fonte di cambiamento climatico
- Una guerra ”spietata” al consumo di carne – e quindi alla zootecnia ed all’allevamento in generale
- Un mondo verde perfetto e la cosiddetta sostenibilita’
- Invece dell’uomo, la natura – o meglio, la visione della natura degli eco-radicali – al centro
- Un nuovo mondo solidale che cancelli le disparita’ tra nord e sud del mondo
- Il trionfo del globalismo.
I punti appena visti vengono riassunti con un nome: economia sostenibile. E’ la propaganda, bellezza.

Coronavirus, economia ed un’eventuale vittoria dei partigiani della biodiversita’
In breve:
- Anche prima del Coronavirus, la teoria della biodiversita’ – modello radicale – e la sostenibilita’ avrebbero probabilmente ”devastato” miriadi di aziende
- Dopo il contagio, certe posizioni ideologiche – che spesso vedono l’uomo e le sue opere come una cosa ”negativa” – porranno fine alla vita di tante imprese
- Lo stesso concetto di imprenditore verra’ stravolto nei fatti: si tratta di un concetto troppo uomo-centrico per le armate eco-radicali.

L’alternativa: puntare sul rilancio delle aziende e su progetti pratici
Di questo – ovvero delle soluzioni amiche delle aziende – parlo in dettaglio nella gia’ citata seconda parte dell’articolo: Crisi Covid-19: le Soluzioni Pratiche Amiche delle Aziende.
Per completezza, vorrei comunque puntualizzare gia’ qui alcuni aspetti.
Esistono alternative praticabili – immediatamente – a cio’ che gli ambientalisti radicali propongono ”prepotentemente” e sulla testa degli imprenditori.
Vorrei ricordare che tra i ”fanatici” della biodiversita’ ci sono non solo ONG e fondazioni molto influenti, ma anche organizzazioni come l’ONU e l’Unione Europea, nonche’ parecchi governi occidentali. Del resto, i rappresentanti presso l’ONU e la UE sono nominati dai governi
Laciatemi comunque puntualizzare gia’ qui alcuni elementi. Vi sono perlomeno due proposte per un sistema economico amico delle imprese:
- Rivedere e migliorare il paradigma produttivo attuale, senza buttare il bambino con i pannolini sporchi
- I progetti Societa’ 5.0 e Fenice. Si tratta di progetti pratici e gia’ operativi: se il Progetto Fenice e’ una risposta alla crisi scatenata dal Coronavirus, il Progetto Societa’ 5.0 – diventato operativo prima dell’emergenza – va oltre la crisi che seguira’ l’epidemia.

DESIDERI SAPERNE DI PIU’?
Non solo la seconda parte di questo articolo
Oltre a leggere la seconda parte di questo articolo – che sara’ inserita nella sezione news di questo sito nel giro di una settimana – potete consultare le varie sezioni del sito.
Per cominciare, consiglierei una pagina che approfondisce gli aspetti tecnici del progetto Societa’ 5.0

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