Anche se le reti di imprese hanno dei vantaggi, non sono la soluzione alla crisi. Le aggregazioni aziendali sono il canto del cigno di un sistema che non va.

LE RETI DI IMPRESA E LE REGOLE “TRUCCATE”
Un sistema ostile alle aziende
Per approfondire il Progetto Fenice, non c’e di meglio che chiarire alcuni punti fondamentali’. Per cominciare, non e’ assolutamente una rete di impresa.
Le reti di imprese erano – gia’ prima della pandemia – un tentativo di salvare le PMI, seguendo pero’ le regole del sistema attuale. Un sistema chiaramente “truccato” a sfavore delle aziende.
In questo momento – ma era cosi’ anche prima dell’epidemia di Coronavirus:
- Sono necessari coraggio e nuove strade – leggi vera innovazione
- Non e’ il caso di cercare di sopravvivere con soluzioni frutto di un sistema da sempre ostile alle imprese, ed ora condannato per definizione.
Penso che il comportamento del governo italiano e dell’Unione Europea provino in pieno quanto grande sia il disinteresse per il fato delle aziende – PMI per prime.
Continuare a giocare secondo regole “truccate” servira’ solo a prolungare l’agonia, in vista di una fine inevitabile.
Per approfondire questi aspetti ed il contesto, consiglio caldamente la lettura del mio articolo Dopo la Crisi Coronavirus: il Nemico Venuto dalla Sostenibilita’.

I contratti di rete ed i vantaggi della rete di impresa
Stimo alcune persone che si stanno dando da fare per diffondere il concetto di contratto di rete di impresa. Battersi per cercare di dare un futuro alle aziende e’ sempre positivo.
Le aggregazioni aziendali hanno indubbiamente dei vantaggi, se vengono fatte con criterio.
Per criterio, intendo farle solo se le singole PMI sono compatibili. Purtroppo, mi sembra che talvolta:
- Non sia cosi’
- L’unico obiettivo siano le agevolazioni.
In generale, ho visto tentativi di appaiare due o piu’ PMI per godere di agevolazioni: l’operazione non aveva alcun senso.
Inoltre, c’e’ un grosso ma: come si dice in Veneto, chi ga socio ga paron – chi ha un socio ha un padrone.
Sul lungo periodo, ritengo che alcuni problemi siano inevitabili:
- Dissapori tra imprenditori, non fosse altro perche’ vi saranno inevitabili differenze nei risultati, nelle esigenze, ecc.
- Inevitabilmente, qualcuno emergera’ come dominante – anche solo grazie alle capacita’. Le conseguenze sono ovvie, a meno che non partano le fusioni aziendali
- Il manager di rete si trasforma – fin da quasi subito – in un diplomatico.

Le reti di imprese sono il canto del cigno di un sistema “malato”
L’amara verita’
Bisogna riconoscere la verita’: qualunque cosa si faccia, una rete di impresa e’ un tentativo disperato di operare in un sistema chiaramente “malato” ed ostile alle PMI.
In prospettiva – Agenda 2030, Green Deal Europeo, ecc. – l’imprenditoria in generale e’ stata “condannata”.
Se non era chiaro prima, dovrebbe esserlo ora:
- In Europa, i tempi gloriosi dell’imprenditoria sono finiti. In molti ambienti, l’imprenditore e’ piu’ fonte di “imbarazzo” che altro
- Al di la’ della facciata, le aziende tradizionali sono viste solo come fonte di tassazione
- I vari piani e le varie agende sono incentrati sulla cosiddetta sostenibilita’, non sull’imprenditoria.
Se non mi credete, provate a leggere il testo di Agenda 2030, dove troverete:
- Continui riferimenti ad Africa e paesi in via di sviluppo
- Nessun riferimento all’Europa.

E le reti di imprese?
Continuare ad arrabattarsi nelle stesse acque per non annegare, non cambia la verita’: o si cambia modo di operare e si opera al di fuori di regole “malate”, o si annega. Bisogna imparare a nuotare, non agitarsi in tutti i modi.
Bisogna rompere il paradigma, realizzare che:
- Le regole sono “truccate”
- Qualunque soluzione basata su tali regole serve solo a mettersi in pace la coscienza.

IL PROGETTO FENICE: INNOVAZIONE ED IMPRENDITORIA
I reali vantaggi della rete di impresa rendono superflue le aggregazioni aziendali
I vantaggi che vengono associati alle reti di impresa non richiedono necessariamente una rete – che non e’ quindi necessaria.
In realta’, non e’ necessario condividere funzioni per partito preso, perche’ e’:
- Assurdo aggregarsi e legarsi mani e piedi, quando basta cooperare in pochi settori e/o in casi specifici
- Molto meglio affidare la gestione di tali settori e casi ad un esterno – un consulente che fa il suo lavoro indipendentemente da ognuna delle aziende.
E’ pero’ fondamentale che sia un consulente con grandi capacita’ di gestione aziendale e di progetti. Invece, una nuova figura – l’ennesima – che “duplica” gli imprenditori non e’ solo uno spreco, ma anche una “follia”: gli imprenditori, il loro lavoro lo sanno fare meglio di qualunque esterno.
Se le necessita’ dell’impresa richiedono solo dei servizi esterni multi-disciplinari, innovativi e seri, a questo punto ci sono soluzioni come il progetto Societa’ 5.0

Alcuni esempi
Gestire la coordinazione della produzione per un progettto condiviso? Va benissimo, ma lasciamo la produzione ai singoli imprenditori.
Vendite all’estero? Una persona che se ne occupa per tutti – inclusi eventi, ecc. – e’ perfetta e fa risparmiare anche tempo oltre che denaro. Ma deve fermarsi all’organizzazione ed alla coordinazione, non dettare linee di azione strategica concepite per un aggregato che non e’ una sola azienda.
Come potete vedere, per gestire varie operazioni comuni non serve ne’ un’aggregazione, ne’ un manager di rete. Quello che serve e’ un progetto: chiaro, definito, con scopi precisi.

L’unicita’ del Progetto Fenice
Ecco la parte piu’ interessante. Le aziende non sono in grado di:
- Condurre operazioni che entrano nel campo della geopolitica. Esempi: penetrare in modo indipendente – ovvero secondo i loro esclusivi interessi – mercati esteri; organizzare una campagna di lobbying; ecc.
- Agire la’ dove la politica ha stabilito – senza averne titolo – il suo dominio
- Fare quello che dovrebbero fare – ma non fanno – enti, stati, ecc.
- Opporsi a cose come lo European Green Deal, se necessario. In questo, le aziende si affidano normalmente alla politica – e si vedono i risultati negativi.
Trovatemi un manager di rete – o similare – che sa fare tutto questo.

Innovazione ed imprenditoria
Tanto si parla di innovazione, ma di innovare veramente non se ne vede traccia.
Voglio dire, l’innovazione non consiste nel:
- Reinventare nuove forme aziendali che, gratta gratta, non cambiano niente
- Fare lo smart working
- Ingaggiare un innovation manager
- Comprare la macchina piu’ automatizzata che ci sia sul mercato.
Per l’imprenditoria e’ lo stesso: invece di fare impresa ci si “arrabatta” per:
- Cercare di sopravvivere – cosa peraltro impossibile all’interno delle “regole” attuali
- Corteggiare i politici, affinche’ modifichino qualche postilla o spingano per l’ennesima agevolazione a pioggia
- Cliccare piu’ veloci di Superman al prossimo click day.
Penso che non ci sia bisogno di andare oltre: cosa c’e’ di piu’ umiliante di un click day, per un vero imprenditore?

Rialzati e cammina – vola!
Il progetto Fenice vuole mettere fine a quanto appena visto. Senza fare come Don Chisciotte – tutt’altro – vuole consentire alle imprese di:
- Sopravvivere e prosperare – e pure senza mettersi in ginocchio davanti a chi non avra’ mai “pieta’” per esse
- Fare le loro regole
- Porre fine all’eterna umiliazione.
E’ ora che l’imprenditore torni al suo posto, il posto che gli spetta di diritto.

VOLA CON LA FENICE
Caro imprenditore: trovi qui il Progetto Fenice.
Fenice e’ molto speciale:
- Sa affrontare le nuove minacce multidimensionali – ovvero non solo economiche
- Non ha paura di rischi ed emergenze – il suo papa’ e’ emergency e risk manager
- E’ nato per combattere qualunque tipo di minaccia alle aziende, incluso il cosiddetto sviluppo sostenibile – leggi il ritorno ad un mondo para-medioevale, “tossico” per l’imprenditoria.
Dave non segue il mainstream, ma il buonsenso. Siccome e’ molto pratico – e non si fa problemi ad agire al livello necessario – ha concepito e reso operativo il Progetto Fenice.
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